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Small Group Conclusions:
Relatio - Italicus "A" - ITALIAN

Moderator: Em.mo Card. Fernando FILONI
Relator: S.E Mons. Edoardo MENICHELLI

I Padri sinodali del Circolo Italicus A e le due coppie di sposi presenti in qualità di Esperti e di Uditori hanno manifestato gratitudine verso l’Eminentissimo Cardinale Peter Erdő per la relazione con cui ha sintetizzato i numerosi e diversificati interventi avvenuti in aula.

È stata posta subito una questione: quale scopo si prefigge il Sinodo? Tutti hanno convenuto nell’impostazione pastorale che si colloca in un prospettiva dentro la quale alla famiglia venga riconosciuto il proprio posto nella Chiesa, attraverso il ministero degli sposi e nella giusta "laicità" da dare al matrimonio, all’interno di una corresponsabilità missionaria da riscoprire e naturalmente da vivere, per impostare adeguatamente la soluzione dei problemi pastorali.

Il Circolo ha passato in rassegna le tre Parti della Relatio post Disceptationem.

1) Prendendo in considerazione l’analisi del contesto e delle sfide del tempo presente dentro il quale la famiglia è chiamata oggi a vivere e a testimoniare, i Padri sinodali hanno condiviso quanto nel testo è descritto facendo tuttavia notare come altri elementi intersecano la vita familiare ponendo interrogativi nuovi e provocando suggestioni che toccano la coscienza. In particolare è stato sottolineato come il fenomeno delle migrazioni spezzi le famiglie con le conseguenze che facilmente possono essere immaginate. Inoltre è stato sottolineato come l’ingresso delle bio-tecnologie abbia ridotto la famiglia a diventare una sorta di "campus" sperimentale con risvolti etici ed educativi di non facile soluzione.

L’approfondimento del contesto in cui la famiglia al presente vive evidenzia un distacco tra Chiesa e mondo su temi delicati perché è venuto a mancare il "comune ragionare" sull’idea di persona, sul suo impegno e la sua totale realizzazione nella dimensione corpo e anima, nella sua relazionalità a causa di un soggettivismo esasperato che spezza e rallenta ogni dinamica di comunione. A questo riguardo sono stati proposti dei Modi in particolare sul ruolo della donna, sulla sua dignità e sul suo genio ricco di speranza. Si è fatto inoltre notare che come antidoto a tutto ciò si contrappone la testimonianza di tante famiglie che vivono con impegno il matrimonio.

Il contesto e le sfide sulla famiglia impongono alla Chiesa di ridire parole evangeliche coniugando con speranza la verità e la misericordia, cercando di intercettare l’esistenza concreta delle persone facendo riemergere in esse il desiderio di Dio.

2) L’approfondimento della II Parte della Realtio post disceptationem ha posto subito una difficoltà circa il significato da dare all’espressione "legge della gradualità" senza tuttavia trovarne un’interpretazione adeguata e condivisa, anche in riferimento al n. 34 della Familiaris Consortio, citato nel n. 13, che non è sembrato applicabile nel nostro contesto dal momento che in quel Documento Pontificio, la legge della gradualità era applicata prevalentemente a una questione morale circa la paternità e la maternità consapevole. L’espressione sembra essere sfuggente con il pericolo di far pensare che le difficoltà della vita sponsale inducano ad abbassare il significato plenario della vocazione sponsale stessa. Nel prosieguo della discussione gli interventi dei Padri sinodali hanno convenuto in modo pressoché unanime che questa parte della Relatio non sembra offrire un’adeguata proposta circa la verità del matrimonio. E’ emersa quindi la necessità di suggerire alla Segreteria che questa II Parte fosse riscritta proponendo in modo chiaro e anche gioioso il progetto del matrimonio posto da Dio Creatore, nella Genesi e ripreso da Gesù, cercando – a questo riguardo – di far emergere quanto Gesù stesso ha detto e fatto, tenendo presente e l’esperienza della Famiglia di Nazareth nonché gli incontri di Gesù con la Samaritana, la donna adultera e con gli sposi che si trovarono con le giare vuote. In tal senso il Circolo si è impegnato e ha presentato un’ipotesi nuova di stesura della II Parte rimodulando il contenuto e l’articolazione dei numeri, attraverso una serie di Modi. E’ risultato opportuno che venissero ripresi e gli insegnamenti del Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes, 48) e del Magistero Pontificio (Familiaris Consortio, 11) dove il matrimonio viene presentato come "mutuo dono di sé stessi". Così si dà forte rilievo a Cristo Signore, Sposo della Chiesa: una sponsalità iniziata con l’Incarnazione, resa totale sul Calvario e contemporanea all’umanità con il dono dello Spirito Santo nei Sacramenti; solo così si fanno risplendere la bellezza e il fascino della sponsalità e della famiglia che rimangono segni dell’amore di Cristo.

I Padri sinodali hanno sottolineato con particolare attenzione la questione della inapplicabilità dell’analogia espressa nel testo con quanto detto nella Lumen Gentium, 8.

3) Approfondendo le prospettive pastorali si è convenuto anzitutto di richiamare alcuni punti fondamentali per una rinnovata azione pastorale che qui vengono elencati:

a) la famiglia deve essere riconosciuta come soggetto pastorale; b) la ministerialità degli sposi in forza del sacramento; c) la necessità di ripensare tutta la pastorale a partire dalla famiglia; d) tutta la comunità deve farsi carico della pastorale familiare; e) la formazione dei sacerdoti più adeguata; f) Riconoscere il ruolo del Vescovo nella pastorale familiare, in particolare nelle situazioni più problematiche.

La pastorale ordinaria richiede delle esigenze: a) riformare le tappe dell’evangelizzazione dando più continuità ; b) valorizzare il laicato anche formando persone ad acquisire competenze specifiche per il servizio delle famiglie; c) proporre un itinerario comune per la formazione di laici e sacerdoti.

Uno sguardo particolare i Padri l’hanno messo nella preparazione al matrimonio dove si deve proporre non solo il tema della validità ma della fruttuosità del sacramento, con un accompagnamento personale dei nubendi.

Una prospettiva pastorale rinnovata deve essere capace di rendere le famiglie consapevoli della loro missionarietà da esprimere all’interno della propria dimensione (educazione alla Fede, formazione cristiana etc.) come anche nei confronti dell’intera comunità sociale.

Nell’affrontare le problematiche descritte nel documento nei nn. 36-52, il Circolo Italicus A ha creduto opportuno di suggerire di modificare i titoli dei paragrafi utilizzando sempre l’espressione "cura pastorale" coniugandola sia rispetto alle unioni civili e alle convivenze sia verso i separati, divorziati non risposati, divorziati risposati e persone omosessuali. Più specificatamente per quanto attiene alla cura pastorale delle unioni civili e delle convivenze si è inteso suggerire che la sensibilità maggiore della pastorale voglia cogliere gli aspetti positivi che non appartengono all’esperienza stessa ma che vanno trovati dentro l’esperienza, naturalmente con lo sguardo trasformativo verso l’accoglimento del dono del matrimonio e della famiglia. Nell’esaminare la parte relativa alla cura pastorale verso i separati, divorziati non risposati e divorziati risposati i Padri del Circolo Italicus A pur condividendo il tono pastorale con cui il testo presenta la problematica, hanno ritenuto di apportare qualche rilevante correzione sempre dentro un cammino di impegnata prossimità.

Non si è condivisa la possibilità dell’azione diretta del Vescovo diocesano nei processi di dichiarazione di nullità soprattutto in riferimento a un deficit di preparazione specifica suggerendo tuttavia che si cammini più sinergicamente su una pastorale che veda coinvolti tribunali, consultori e i vari uffici famiglia delle diocesi. Si auspica che la comunità cristiana si prenda cura di queste situazioni come espressione e testimonianza di carità. Rispetto alla ammissione ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia i Padri del Circolo pur sensibili alla problematica propongono che l’argomento sia ristudiato alla luce del n. 84 della Familiaris Consortio al fine di precisare eventuali condizioni diverse dalla disciplina attuale.

Riguardo alla cura pastorale delle persone omosessuali ci si è orientati verso la proposta di un unico numero dentro il quale si è sottolineato sia un impegno di prossimità orientata alla evangelizzazione sia lo stile della Chiesa, come casa aperta, valorizzando i doni, la buona volontà e il cammino sincero di ciascuno. Si è riaffermato che le unioni fra le persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna esprimendo anche la preoccupazione di salvaguardare i diritti dei figli che devono crescere armonicamente con la tenerezza del padre e della madre.

Rispetto alla trasmissione della vita e alla sfida della denatalità non si è ritenuto di modificare né aggiungere qualcosa a quanto contenuto nel testo, auspicando un successivo sviluppo e approfondimento.

Sulla sfida educativa e sul ruolo della famiglia nell’evangelizzazione i Padri del Circolo Italicus A hanno suggerito di integrare quanto contenuto nel testo con due sottolineature: la continuità dell’evangelizzazione all’interno della famiglia e la necessità di garantirla anche attraverso il coinvolgimento delle varie esperienze ecclesiali (Associazioni, Movimenti e nuove comunità) che costituiscono una ricchezza nella vita della Chiesa ed esprimono nuovi carismi dentro la Chiesa.

Come conclusione crediamo di poter manifestare all’Assemblea la necessità, peraltro già conosciuta, di metterci insieme davanti allo Spirito di Dio che di tempo in tempo suscita novità con le quali la Chiesa diventa sempre più serva della Parola che le è stata donata per la salvezza del mondo.

[03042-01.01] [Testo originale: Italiano]